Il 12 ottobre non si festeggia il trentennale di Radio Città del Capo.
Per una ragione semplice: Radio Città del Capo, “quella radio”, non esiste più.
Noi siamo qui perchè crediamo che mai come oggi serva riconnettere i fili di una società disorientata, cercare i modi e le forme nuove per interpretarla, creare comunità aperte, solidali e non ostili, ma soprattutto produrre idee e comunicare libertà.
E per fare questo la radio, le radio, sono mezzi straordinari.
Perchè la radio, le radio, se sono sincere, sono quanto di più straordinariamente coinvolgente si possa immaginare. Le radio legano le persone, le più diverse, le une alle altre, riuscendo in modo assolutamente incredibile a contenere la diversità senza cercare di omologare tutti a un unico pensiero.
E al tempo stesso, se sono inclusive, sono magnifiche fucine che fanno emergere nuovi talenti, che fanno crescere le capacità e le idee di tante persone le quali poi, un giorno, prenderanno il loro cammino, rimanendo però sempre fortemente legate a quel luogo dove hanno imparato e dove hanno cominciato.
Se sono radio sincere, se sono radio inclusive. Se sono libere.
Per un anno abbiamo provato a invertire la deriva di Radio Città del Capo, cercando di riconnettere la radio alla sua comunità, sia interna che esterna, auspicando che fossero reintrodotte regole minime di partecipazione trasparenti e democratiche attraverso l’istituzione di un Comitato Editoriale e la cogestione dell’emittente, in modo che fosse aperta a tutti coloro che la fanno e che l’ascoltano.
Purtroppo abbiamo trovato di fronte una proprietà sorda e disinteressata al destino di RCdC, insensibile, talmente distante dai principi che da sempre ne caratterizzavano l’esperienza da accettarne la lenta agonia, sostenendo al comando una direzione incapace ma al tempo stesso arrogante, che vive la radio come una sua proprietà personale da cui isolare o escludere chi da sempre ne ha fatto parte e chi da sempre l’ha sostenuta.
Altro che “Libera e indipendente”: queste parole suonano vuote e stridenti rispetto alla realtà.
Non vogliamo promuovere un funerale, né recriminiamo su nulla, e tanto meno siam qui a consolarci con la nostalgia di ciò che è stato e che oggi non è più.
Noi non guardiamo ai trent’anni alle spalle ma ai trenta che verranno e ci impegniamo sin da oggi a costruire tutte le condizioni perchè questo accada: che la libera espressione trovi nuovi luoghi di aggregazione, siano essi nell’etere, nel web, nelle strade o nelle piazze.
E siamo pronti a farlo assieme a tutti coloro che condividono con noi questi intenti, ne rispettano i principi e sono pronti ad impegnarsi in prima persona affinchè si realizzino.
Radio Città del Capo è morta? Viva le nuove radio, e che cento o mille nuovi fiori fioriscano.
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