La classe operaia va in paradiso

Debutta al Teatro Storchi di Modena il 31 gennaio 2017 la nuova produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione La classe operaia va in paradiso  dall’omonimo film di Elio Petri (sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro) drammaturgia Paolo Di Paolo regia CLAUDIO LONGHI scene Guia Buzzi costumi Gianluca Sbicca con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Aglaia Pappas, Simone Tangolo, Filippo Zattini produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE repliche a Modena fino al 4 febbraio, a seguire tournée italiana

Voci piene di Humus. Una performance radiofonica dedicata a Piero Santi

Io sono molto fortunata. Non saprei dire cosa sono, ma so come lo sono diventata: ho incontrato persone generose, brillanti, sapienti, che mi hanno insegnato molto anche senza inforcare gli occhiali o impugnare una bacchetta. Una di queste è Piero Santi, un giornalista, un conduttore, una persona di enorme spessore. Ogni tanto mi scriveva e mi diceva “ci sei?”. Io correvo sempre, e sempre ero un po’ in ansia, perché non potevo stare al suo livello. E poi mi ha portata a teatro, mi ha fatto conoscere della musica che non avrei mai incontrato. E la campagna abbonamenti di Radio Città del Capo con lui era uno spettacolo. Impossibile pensare che Piero  non c’è più, eppure è così. Domani proviamo a ricordarlo, e io sono di nuovo emozionata, preoccupata, onorata. Ciao, Piero. Seguiteci in streaming su http://www.radiocittadelcapo.it Di seguito, il comunicato di Radio Città del Capo con un po’ di dettagli.

Vite da artisti. Una fotografia a lungo attesa

«Cosa fai nella vita? Sì, ma per lavoro? E ci campi? Basta che sei contento…» Ecco le domande sbagliate di tutti i giorni. Le domande giuste, finalmente, le ha fatte l’SLC attraverso il questionario “Vite da artisti”. Anche io l’ho compilato, stupendomi non poco, perché finalmente trovavo delle domande pertinenti, precise, drammatiche per le risposte che già presupponevano, le domande giuste che nessuno ci fa: «Le prove sono retribuite? Lavori oltre all’orario? E all’anno quanto guadagni? Hai la partita IVA? Quanto hai studiato, e quanto studi tuttora per svolgere il tuo lavoro?» Le risposte sono inquietanti, eppure attese: il numero medio annuo delle giornate di lavoro retribuite è 34, più alto per registi e sceneggiatori (135), più basso per gli attori (14). Il reddito medio è pari a 5.430 euro pro capite. Andiamo a leggerci questi dati:noi che facciamo questo mestiere, per riflettere sulla necessità urgente di lottare insieme, e chi ne fa un altro (e magari ci fa le solite domande) per rendersi conto che – incredibile – siamo lavoratori anche noi. vai al sito del questionario: https://vitadartisti.it all’articolo su rassegna.it: http://www.rassegna.it/articoli/spettacolo-dal-vivo-precari-intermittenti-e-invisibili

Il gioco della pace – 21 aprile 2017

Il 21 aprile, anniversario della Liberazione di Bologna, inaugura alle ore 11 presso la Sala Cavazza del Quartiere Santo Stefano la mostra IL GIOCO DELLA PACE, curata da UDI,Anpi, Associazione “Rose Rosse”, Dentro al Nido, Donne di Sasso, Donne in Nero, Gruppo Poesia 98, Libera e Trekking Italia. La mostra è frutto di una serie di Laboratori condotti con le scuole di Bologna. L’inaugurazione sarà accompagnate da letture, musica e testimonianze degli studenti coinvolti.

Com’era blu quel sole, ad Hiroshima

Bologna, 6 agosto 2016, ore 20.30 Giardino del Cavaticcio (ingresso da via Azzo Gardino e da via Fratelli Rosselli) Cerimonia delle lanterne, teatro, arte, cibo giapponese, Japan shop e solidarietà Ogni anno, il 6 agosto a Hiroshima, per commemorare le vittime dell’olocausto atomico del 1945 si svolge la cerimonia delle lanterne galleggianti (tōrō nagashi). Anche quest’anno a Bologna si svolgerà la stessa cerimonia che unirà idealmente nel ricordo Bologna e Hiroshima. Il Sole di Hiroshima nel 2016 destinerà la beneficenza raccolta all’Associazione giapponese Watanoha Smile, che opera per il recupero psicologico e umano dei bambini vittime dello tsunami del 2011, e all’Associazione ABIO Bologna, che assiste i bambini ricoverati nel reparto di pediatria dell’Ospedale Maggiore di Bologna ore 20.30 spettacolo teatrale Com’era blu quel cielo, ad Hiroshima con Donatella Allegro eLino Guanciale Regia di Claudio Longhi. A cinque anni dal disastro nucleare di Fukushima, a trenta da quello di Chernobyl, l’energia atomica continua a mostrare il potenziale distruttivo che l’uomo ha drammaticamente conosciuto a Hiroshima e Nagasaki. Una riflessione su storia, memoria e responsabilità della scienza attraverso le parole di poeti, artisti e sopravvissuti. In collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione – ERT. ore 21.30 Cerimonia delle lanterne galleggianti Oltre 1000 lanterne saranno disponibili dalle 19 alle 22 per chi parteciperà alla serata. Durante la cerimonia le lanterne di carta vengono decorate con disegni o frasi per esprimere un proprio desiderio o mandare un messaggio particolare. dal sito: http://www.nipponica.it/it/eventi/925-sole-hiroshima Ingresso libero Per informazioni: tel: 051 381694 www.nipponica.it  

Ciao, Piero

È difficile andare alle prove stamattina, sapendo che nella notte Piero Santi ci ha lasciati. Forse ci riuscirò pensando di dedicare questo piccolo spettacolo che sta per nascere a lui, che arrivava in bici ovunque, con la sua cassetta gialla legata al portapacchi. Già pensavo di invitarlo alla replica bolognese. Ciao, Piero. Grazie di tutto quello che mi hai insegnato. Donatella

“E io pedalo”. Donne che hanno voluto la bicicletta

«L’uso della bicicletta è stato fondamentale per l’emancipazione della donna più di qualunque altra cosa al mondo» SUSAN B. ANTHONY, 1896 All’interno della rassegna “Fili di parole”, presso il cortile della Biblioteca Comunale di Sant’Agata Bolognese (BO) il 22 giugno alle ore 21, debutta il nostro nuovo spettacolo con Irene Guadagnini e Donatella Allegro drammaturgia e regia di Donatella Allegro oggetti di scena di Enrico Medici e Valentina Mirenda Effettica Associazione culturale in collaborazione con FIAB Modena grafica: Mirella Rotolo un grazie particolare a Edith Bendicente     Entra in scena una giovane donna, si guarda intorno, ha fretta. Le donne hanno quasi sempre fretta. Porta con sé diverse borse ma, soprattutto, regge la ruota di una bicicletta: ha forato e spera di trovare, magari nel pubblico, qualcuno che le dia una mano. La ragazza ama la sua cavalcatura, le parla, la sgrida: perché si fa sempre male proprio al momento meno opportuno? Ma ecco un’altra donna, che avanza ciclomunita. Le darà una mano a riparare la camera d’aria? Forse le presterà addirittura il suo mezzo? Forse sì. Ma quella che vediamo è una figura quasi clownesca e la sua è una “bici contastorie”: potrà conquistarla – e così tornare a casa – solo superando un gioco-racconto. Le due cicliste allora ricostruiranno, attraverso un appassionante Giro delle italiane in bicicletta, la storia di alcune donne che hanno trovato la loro libertà pedalando; perché la bici è qualcosa di più di un mezzo di trasporto ecologico, e neppure basta parlarne come di uno sport. Come ha scritto Marc Augé: La bicicletta è mitica, epica ed utopica. Ci si può dedicare a lei solo stando ben attenti al presente, non fosse altro che per i rischi del traffico; eppure, anche, è al centro di racconti che richiamano in vita la storia individuale insieme ai miti condivisi dalla collettività; sono due forme di passato solidali, capaci di conferire un accento epico ai ricordi personali più modesti. Le vicende rievocate dalle attrici sono altrettante, simboliche tappe della conquista della libertà delle donne: Alfonsina Strana, che nel 1924 corse al Giro d’Italia insieme agli uomini conquistando, una volta per tutte, il diritto a stare in sella; le donne che hanno fatto la Resistenza, che pedalando hanno compiuto azioni storiche e spesso eroiche, rivendicando un protagonismo politico; Antonella Bellutti, atleta olimpionica per cui la bici è stata professionismo eccellente e consapevole; fino ad arrivare a una storia esemplare dei giorni nostri: quella delle donne migranti che imparano ad andare in bicicletta grazie all’aiuto di associazioni come la FIAB e la Casa delle Donne Migranti di Modena. Note di regia Ancora oggi, in molti paesi del mondo le donne non possono andare in bicicletta. Ci siamo chieste perché e ci siamo risposte che la bici è simbolo e insieme strumento concreto di libertà e liberazione: è un mezzo poco controllabile (e quindi sottilmente eversivo), è un prolungamento del corpo (e dunque potenzialmente scandalosa), è economica (e dunque troppo democratica). Sono molte le storie che ci ricordano che anche in Europa la conquista delle due ruote non è stata facile. Abbiamo deciso di raccontarne qualcuna (Alfonsina Strada, Antonella Bellutti…), ma gli esempi potrebbero essere moltiplicati. Sabah, una delle donne migranti intervistata per scrivere lo spettacolo, racconta: «Quando ero piccola, in Marocco, qualche volta rubavo la bici di mio fratello e provavo a fare dei piccoli giri, ma stavo attenta che non mi vedesse mio padre. Ho imparato ad andare veramente in bicicletta a Modena, grazie alla Casa delle Donne Migranti e ai volontari della FIAB di Modena. Sono caduta, sono stata una settimana in ospedale ma sono tornata in strada, e ogni volta che comincio a pedalare mi sento libera. Una volta, al parco, mi sono seduta vicino a due anziane signore. Una di loro raccontava all’altra che purtroppo non aveva mai imparato ad andare in bicicletta, perché al suo paese, quando era giovane, era considerato scandaloso. Le ho detto: come me, come al mio paese! Ero contenta di scoprire che anche qui c’erano donne con la mia stessa storia. Adesso insegno alle altre donne a prendere fiducia e guidare la bicicletta, così possono andare da sole al lavoro. A volte, per strada, fermo donne arabe che non conosco e dico loro: “Ciao, sai andare in bicicletta? Sai che si può imparare?”» Crediamo che raccontare storie come quelle delle nostre cicliste coraggiose abbia un grande valore: «il futuro», come scrive sempre Augé, «si nutre di una consapevolezza chiara del passato».  

«V’han certuni che dormendo / vanno intorno come desti». Storie dal «mondo di ieri»

Mercoledì 2 marzo 2016, ore 17.30 Altana del Museo Novecento, Piazza S. Maria Novella 10, Firenze Letture e musica con Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio Papalia e, alla fisarmonica, Olimpia Greco Automobili, aerei e dirigibili, fotografie in movimento, spettacoli magnificenti e lunghe nottate illuminate a giorno… il sogno della belle époque! Un tempo leggero e ricco d’entusiasmi, in cui il globo veniva descritto come un unico sconfinato giardino! Un tempo destinato, si narrava, alla felicità e all’affermazione dell’uomo occidentale, sempre più affrancato da antichi fardelli e fatiche… un tempo, pareva, privo di fondi pensieri, di ponderate ragioni, preda di sonni e follie, pronto a scivolare incosciente nell’incubo della Grande Guerra, che avrebbe visto un’intera generazione di giovani europei gettarsi, ai primi appelli alla mobilitazione totale, nella tremenda avventura della trincea. in collaborazione con Museo Novecento Ingresso libero fino esaurimento posti disponibili