La classe operaia va in paradiso
Debutta il 31 gennaio al Teatro Storchi di Modena la nuova produzione di Emilia Romagna Teatro, La classe operaia va in paradiso, diretto da Claudio Longhi e ispirato all’omonimo film del 1971. A proposito di questo spettacolo Alla sua uscita nelle sale cinematografiche nel 1971, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri riuscì nella difficile impresa di mettere d’accordo gli opposti. Industriali, sindacalisti, studenti e giovani intellettuali gauchistes, nonché alcuni dei critici cinematografici più impegnati dell’epoca, si ritrovarono raccolti in uno strano fronte comune. Qualcuno non mancò addirittura di invocare il rogo di tutte le copie della pellicola. Nato per rappresentare non le ragioni di questa o quella parte, ma il mondo proprio della classe operaia – come ebbe a specificare più volte il regista – il film innescò un duro dibattito all’interno della sinistra italiana, mettendone radicalmente in discussione, nel periodo turbolento dei primi anni di piombo, l’identità ideologica e l’effettiva capacità di rappresentanza del proletariato. Tanto che la pellicola fu a lungo mal vista in patria, nonostante i numerosi premi vinti e, soprattutto, nonostante lo stato di grazia dei protagonisti, un piccolo gruppo di stelle da Gian Maria Volonté a Mariangela Melato, a Salvo Randone. Costruito attorno alla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro, ai materiali che testimoniano la genesi del film così come la sua ricezione (ieri e oggi), nonché attingendo a piccoli capolavori della letteratura italiana degli anni Sessanta e Settanta, ricomposti in una nuova tessitura drammaturgica dallo scrittore Paolo Di Paolo e incorniciati in un impianto musicale straniante, in bilico tra la canzone satirica “pop” e le geometrie raggelanti ed estreme del barocco, a quasi cinquant’anni dal suo debutto sui grandi schermi ERT sceglie di tornare allo sguardo scandaloso ed “eterodosso”, ferocemente grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese, con le sue ritornanti accensioni utopiche e i suoi successivi bruschi risvegli. Nota di regia Sulla coda del film, in una breve e significativa scena, l’operaio Lulù Massa girovaga per la sua casa catalogando a uno a uno gli oggetti lì presenti e recitando una personale, e straniante, litania domestica: a ogni cosa risponde un costo, a ogni costo delle ore lavoro. Mutatis mutandis, nella sua concisione quella scena, dalle tinte bluastre e dai toni buffi, parla molto alla (e della) nostra epoca dominata dal consumo ultraveloce – espresso e spersonalizzante grazie al potere della rete -, affetta da una sindrome bulimica permanente mentre, al contrario, è risucchiata in vuoto ideologico spinto. Bizzarro combinato di stili, con una sceneggiatura che qua e là strizza l’occhio alla commedia all’italiana ma si lascia altresì tentare, nel suo impasto cromatico dall’estremismo espressionista, il film di Petri, scandito dalla musica dura e pervasiva di Ennio Morricone, ha il merito di aver provato ad abbozzare una narrazione dell’Italia attraverso il lavoro, oltre i furori utopici di quegli anni febbrili che seguirono il Sessantotto. Riattraversarne la vicenda con lo sguardo disilluso del nostro presente, a quasi dieci anni dall’ultima crisi economica mondiale, significa riflettere su quanto quell’affresco grottesco immaginato da Petri nel 1971 sia più o meno distante. Un tempo, il nostro, post-moderno e post-ideologico, che fatica a riconoscere in modo netto i tratti di una qualsivoglia “classe operaia”, dispersa e nascosta dietro gli innumerevoli volti del lavoro “flessibile”. Se dunque l’inferno umido e grasso della fabbrica cottimista dell’operaio Lulù Massa appare ben lontano dagli asettici e sterilizzati spazi industriali o dai lindi uffici dei precari odierni, lo stesso non è del ritmo ossessionante e costrittivo di una quotidianità, allora e ancora oggi, alienata. Claudio Longhi Dati artistici liberamente tratto dal film di Elio Petri, sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro di Paolo Di Paolo regia Claudio Longhi scene Guia Buzzi costumi Gianluca Sbicca luci Vincenzo Bonaffini video Riccardo Frati musiche e arrangiamenti Filippo Zattini regista assistente Giacomo Pedini assistente alla regia volontario Daniel Vincenzo Papa De Dios con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini TOURNÉE 2017/2018 dal 31/01/2018 al 04/02/2018 Teatro Storchi – Modena 06/02/2018 Teatro Asioli – Correggio dal 08/02/2018 al 11/02/201 Teatro Bonci – Cesena dal 14/02/2018 al 18/02/2018 Arena del Sole – Bologna dal 21/02/2018 al 25/02/2018 Teatro Sociale – Brescia dal 27/02/2018 al 04/03/2018 Teatro della Pergola – Firenze 06/03/2018 Teatro Ermanno Fabbri – Vignola dal 08/03/2018 al 11/03/2018 Teatro Alighieri – Ravenna dal 13/03/2018 al 15/03/2018 Teatro Novelli – Rimini dal 17/03/2018 al 18/03/2018 Sala Teatro LAC – Lugano dal 10/05/2018 al 11/05/2018 Teatro Verdi – Pordenone dal 15/05/2018 al 20/05/2018 Teatro Grassi – Milano dal 22/05/2018 al 27/05/2018 Teatro Argentina – Roma