NEU RADIO aspetta la grande onda

NEU RADIO è l’emittente dell’Associazione culturale Humus, nata dall’unione di conduttori e redattori radiofonici di Bologna con il desiderio di creare un aggregatore artistico capace di coniugare libertà e qualità, con uno sguardo costantemente aperto alle nuove esperienze – in città e oltre. Crediamo nel mezzo radiofonico perché è caldo, dinamico. La radio nasce in un punto e si propaga nell’etere: il nostro punto di partenza è Bologna, il nostro punto di arrivo è ovunque ci sia un amante della musica, della cultura, dell’informazione libera. Neuradio.it ha debuttato sul web il primo aprile 2018 nella forma di un audiomagazine, contenitore di podcast musicali e culturali, interviste e focus di approfondimento. Adesso vogliamo fare un altro passo: tenervi compagnia tutto il giorno con la diretta streaming, un flusso continuo di informazioni, emozioni e tanta musica all’insegna della qualità e dell’indipendenza. Visione “Indipendente” non è solo una parola: significa non avere padroni né facili sostegni; significa rispondere sempre a se stessi e ai propri ascoltatori; significa avere il coraggio di fare proposte nuove dando voce anche a chi è chi è piccolo; vuol dire scegliere la complessità. “Complessità” è un’altra parola che ci sta a cuore: vuol dire non accontentarsi delle prime informazioni o dei primi contenuti che si trovano ma continuamente cercare, approfondire, mettere alla prova le proprie certezze, contribuire – anche con leggerezza, ma senza mai abbassare la qualità – a mettere in circolo le idee, le esperienze, le differenze. Oggi, infatti, navigare in rete rende più semplice cercare notizie e contenuti, mentre è molto più difficile scegliere; per questo sentiamo ancora più forte la necessità di un’emittente che faccia proposte diversificate, aperte alle culture e ai generi diversi, che esplori il mondo in modo anche imprevedibile, senza accontentarsi del mainstream, delle narrazioni identitarie, delle nostalgie. Crediamo con forza che oggi più che mai i media possano e debbano dare questo contribuito di complessità e apertura, divenendo un antidoto di lungo periodo contro gli arroccamenti, le chiusure, i pregiudizi, per creare un’alternativa culturale al clima di paura e odio che dilaga nel nostro tempo e nel nostro paese. Un’emittente completamente indipendente, anche piccola, può farlo. Cosa vogliamo diventare Abbiamo cominciato in aprile proponendo musica di diversi generi e paesi, raccontandovi l’arte, la letteratura, il cinema e il teatro, ma anche quel che succede in città, con approfondimenti e interviste. Per otto mesi la nostra redazione ha costruito un palinsesto mensile, producendo 223 trasmissioni, lavorando quotidianamente su base completamente volontaria. Con lo streaming potremo continuare a farlo allargando i nostri orizzonti e dando regolarità alla programmazione, tenendo ferma la nostra specificità sui temi culturali ma offrendo anche più informazione. Non è vero che c’è solo povertà culturale: sono molte le voci da ascoltare e le esperienze da raccontare. Noi vogliamo scoprile e presentarvele, partendo da Bologna – il nostro punto di partenza, dove tutti ci siamo formati come radiofonici – ma allargandoci oltre ogni confine, geografico e culturale. Come lo stream of consciousness ha liberato la scrittura a inizio del ventesimo secolo, il nostro streaming vuole contribuire a liberare l’ascolto. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutte e tutti per raccogliere la cifra necessaria per costruire uno studio professionale e coprire le spese necessarie a sostenerci. Con una cifra a vostra scelta potrete contribuire al nostro progetto regalandoci un’onda, piccola o grande che sia, entrando a far parte di una comunità, insieme a NEU. Sostienici su Produzioni dal Basso! www.neuradio.it

La classe operaia va in paradiso

Debutta il 31 gennaio al Teatro Storchi di Modena la nuova produzione di Emilia Romagna Teatro, La classe operaia va in paradiso, diretto da Claudio Longhi e ispirato all’omonimo film del 1971. A proposito di questo spettacolo Alla sua uscita nelle sale cinematografiche nel 1971, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri riuscì nella difficile impresa di mettere d’accordo gli opposti. Industriali, sindacalisti, studenti e giovani intellettuali gauchistes, nonché alcuni dei critici cinematografici più impegnati dell’epoca, si ritrovarono raccolti in uno strano fronte comune. Qualcuno non mancò addirittura di invocare il rogo di tutte le copie della pellicola. Nato per rappresentare non le ragioni di questa o quella parte, ma il mondo proprio della classe operaia – come ebbe a specificare più volte il regista – il film innescò un duro dibattito all’interno della sinistra italiana, mettendone radicalmente in discussione, nel periodo turbolento dei primi anni di piombo, l’identità ideologica e l’effettiva capacità di rappresentanza del proletariato. Tanto che la pellicola fu a lungo mal vista in patria, nonostante i numerosi premi vinti e, soprattutto, nonostante lo stato di grazia dei protagonisti, un piccolo gruppo di stelle da Gian Maria Volonté a Mariangela Melato, a Salvo Randone. Costruito attorno alla sceneggiatura di Elio Petri e Ugo Pirro, ai materiali che testimoniano la genesi del film così come la sua ricezione (ieri e oggi), nonché attingendo a piccoli capolavori della letteratura italiana degli anni Sessanta e Settanta, ricomposti in una nuova tessitura drammaturgica dallo scrittore Paolo Di Paolo e incorniciati in un impianto musicale straniante, in bilico tra la canzone satirica “pop” e le geometrie raggelanti ed estreme del barocco, a quasi cinquant’anni dal suo debutto sui grandi schermi ERT sceglie di tornare allo sguardo scandaloso ed “eterodosso”, ferocemente grottesco, del film di Petri per provare a riflettere sulla recente storia del nostro Paese, con le sue ritornanti accensioni utopiche e i suoi successivi bruschi risvegli. Nota di regia Sulla coda del film, in una breve e significativa scena, l’operaio Lulù Massa girovaga per la sua casa catalogando a uno a uno gli oggetti lì presenti e recitando una personale, e straniante, litania domestica: a ogni cosa risponde un costo, a ogni costo delle ore lavoro. Mutatis mutandis, nella sua concisione quella scena, dalle tinte bluastre e dai toni buffi, parla molto alla (e della) nostra epoca dominata dal consumo ultraveloce – espresso e spersonalizzante grazie al potere della rete -, affetta da una sindrome bulimica permanente mentre, al contrario, è risucchiata in vuoto ideologico spinto. Bizzarro combinato di stili, con una sceneggiatura che qua e là strizza l’occhio alla commedia all’italiana ma si lascia altresì tentare, nel suo impasto cromatico dall’estremismo espressionista, il film di Petri, scandito dalla musica dura e pervasiva di Ennio Morricone, ha il merito di aver provato ad abbozzare una narrazione dell’Italia attraverso il lavoro, oltre i furori utopici di quegli anni febbrili che seguirono il Sessantotto. Riattraversarne la vicenda con lo sguardo disilluso del nostro presente, a quasi dieci anni dall’ultima crisi economica mondiale, significa riflettere su quanto quell’affresco grottesco immaginato da Petri nel 1971 sia più o meno distante. Un tempo, il nostro, post-moderno e post-ideologico, che fatica a riconoscere in modo netto i tratti di una qualsivoglia “classe operaia”, dispersa e nascosta dietro gli innumerevoli volti del lavoro “flessibile”. Se dunque l’inferno umido e grasso della fabbrica cottimista dell’operaio Lulù Massa appare ben lontano dagli asettici e sterilizzati spazi industriali o dai lindi uffici dei precari odierni, lo stesso non è del ritmo ossessionante e costrittivo di una quotidianità, allora e ancora oggi, alienata. Claudio Longhi Dati artistici liberamente tratto dal film di Elio Petri, sceneggiatura Elio Petri e Ugo Pirro  di Paolo Di Paolo regia Claudio Longhi scene Guia Buzzi costumi Gianluca Sbicca luci Vincenzo Bonaffini video Riccardo Frati musiche e arrangiamenti Filippo Zattini regista assistente Giacomo Pedini assistente alla regia volontario Daniel Vincenzo Papa De Dios con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Lino Guanciale, Diana Manea, Eugenio Papalia, Franca Penone, Simone Tangolo, Filippo Zattini      TOURNÉE 2017/2018 dal 31/01/2018 al 04/02/2018 Teatro Storchi – Modena 06/02/2018 Teatro Asioli – Correggio dal 08/02/2018 al 11/02/201 Teatro Bonci – Cesena dal 14/02/2018 al 18/02/2018 Arena del Sole – Bologna dal 21/02/2018 al 25/02/2018 Teatro Sociale – Brescia dal 27/02/2018 al 04/03/2018 Teatro della Pergola – Firenze 06/03/2018 Teatro Ermanno Fabbri – Vignola dal 08/03/2018 al 11/03/2018 Teatro Alighieri – Ravenna dal 13/03/2018 al 15/03/2018 Teatro Novelli – Rimini dal 17/03/2018 al 18/03/2018 Sala Teatro LAC – Lugano dal 10/05/2018 al 11/05/2018 Teatro Verdi – Pordenone dal 15/05/2018 al 20/05/2018 Teatro Grassi – Milano dal 22/05/2018 al 27/05/2018 Teatro Argentina – Roma

E IO PEDALO. Il mio piccolo libro

E io pedalo. Donne che hanno voluto la bicicletta, Bologna, Il Loggione, 2017 Primo classificato Premio Padus Amoenus 2018 sezione Narativa Marchio di qualità alla “Microeditoria di Chiari 2018 Terzo classificato premio Speciale Donna 2018 – sezione libri editi   «Penso che la bici abbia fatto per l’emancipazione delle donne di più di ogni altra cosa al mondo. Dà alle donne la sensazione di libertà e di completa autonomia. Gioisco ogni volta che vedo in giro una donna pedalare… immagine senza ostacoli della libera femminilità». Prima è nato lo spettacolo, poi è arrivato il libro. Ci ha creduto prima una vera amica, poi una coraggiosa editrice; solo dopo ci ho creduto anch’io. Stampato dalle Edizioni del Loggione, E io pedalo. Donne che hanno voluto la bicicletta è uscito il 22 novembre con un bel battesimo laico e femminista, presso la mitica Libreria Trame di Bologna, e adesso muove i suoi primi passi. Che poi.. “passi” non è proprio giusto: diciamo che dà i suoi primi giri di ruote, visto che è un libro sulla bicicletta e su come questa ha aiutato l’emancipazione femminile.          

Uno, nessuno, cento like

Il mondo dei bandi è complicato, quasi tabù per me. Ma con gli amici di Effettica ci abbiamo provato e abbiamo vinto il Bando Legalità del Quartiere Navile con il progetto “Uno, nessuno, cento like. Nuovi media e legalità vanno in scena”. La sfida era quella di parlare a dei ragazzi delle scuole medie di uso consapevole dei nuovi media usandone uno molto vecchio: il teatro; per poi portarli in scena e poi in radio. Ora il percorso è quasi alla fine e sarà emozionante vedere i ragazzi della IB sul palco-non palco della Sala Centofiori mercoledì 8 novembre, alle ore 17.30, con il testo – in gran parte scritto da loro “Nikki è uscita dal gruppo”. So che raramente un pubblico “neutro” va a vedere dei saggi scolastici, eppure credo che sarebbe molto istruttivo. Per noi lo è stato.

REQUIEM PER LARADIO

È online il video integrale di REQUIEM PER LA RADIO, realizzato presso la Libreria Trame il 12 ottobre 2017. 1987 – 2017: Radio Città del Capo non compie 30 anni, perchè “quella radio” non esiste più… RCdCViva presenta: “Requiem per Laradio”, la storia di quello che è stato e la speranza di quello verrà.      

Il cammino dei diritti

All’interno della programmazione del Festival delle Biblioteche specializzate di Bologna ERT cura la serata inaugurale di letture e musiche: Il cammino dei diritti Letture e musiche a inaugurazione di Specialmente in biblioteca con Donatella Allegro, Nicola Bortolotti, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio Papalia, Simone Tangolo musiche eseguite dal vivo da Filippo Zattini